Per 74 anni abbiamo festeggiato la Liberazione ogni 25 aprile con cerimonie commemorative alla presenza di autorità, bande, scuole, cittadini. Cerimonie nelle quali si ricordava, con discorsi magari un po' retorici, ma necessari per render loro onore e per non dimenticare, il sacrificio dei tanti partigiani che hanno dato la vita per sconfiggere il nazifascismo e restituirci la libertà.
Quest'anno è il 75° anniversario della Liberazione ma non ci saranno le tradizionali cerimonie, non ci saranno i cortei, non ci sarà la musica e non ci saranno discorsi.
Ci sarà una non-cerimonia nella quale Io e il Vicesindaco, da soli, andremo a deporre le corone d'alloro a Ilmo Peronetto e a Carlo Zuffo e a rendere il dovuto omaggio a tutti i caduti.
Mancando la cerimonia, mancheranno quindi anche i discorsi. Quest’anno non potrò pubblicamente esprimere le mie parole. Ed è per questo che mi ritrovo a scrivervi queste righe perché dove la voce non può arrivare, le parole ci riescono. Quello di oggi è quindi un non-discorso: un non-discorso che non solo può essere letto da tutti, ma che può essere anche ascoltato nella propria testa
Nel 1945 l’Italia finalmente si liberava da 20 anni di dittatura fascista e da 5 anni di guerra sanguinosa. Era il momento non solo di contare i morti, i feriti, i torturati, gli imprigionati, le vittime civili, ma era anche il momento di festeggiare la straordinaria lotta di liberazione nella quale tutti, di qualsiasi idea e fede politica e religiosa, si unirono per combattere il nemico comune: il nazifascismo.
Una lotta nella quale non contava la propria sopravvivenza ma contava il raggiungimento di un unico obiettivo: la libertà e la fine della dittatura.
E sì, la libertà è stata ottenuta. Ma a quale prezzo? Forse una canzone può per qualche minuto farci immedesimare in quei tristi e bui momenti di quegli anni:
Coro Bajolese, "E quei briganti neri":
Tra i partigiani che combatterono nel nostro paese ci furono Carlo Zuffo e Ilmo Peronetto che ogni anno ricordiamo con la deposizione della corona d'alloro. Ci fu Dante Ponzetto, il partigiano “Rosso”, e ci fu anche Riccardo Ravera Chion, detto Terribile, che sopravvisse alla guerra ed è mancato quest'anno a 89 anni a fine febbraio. La cerimonia del 25 aprile doveva essere l'occasione per ricordarlo e per dargli l'ultimo saluto. Lo faremo quando sarà possibile.
Tuttavia, c’è un bellissimo ricordo di Riccardo scritto da Mario Beiletti e pubblicato su “La Voce del Canavese” che potete trovare a questo indirizzo:
https://www.giornalelavoce.it/storia-del-partigiano-terribile-380615
Sono passati 75 anni nei quali l'Italia è risorta ed è diventata, pur con le sue mille contraddizioni, un Paese democratico e civile.
La Storia e il ricordo delle tragedie passate dovrebbe insegnarci ad evitare nuovi errori. Mi sconcerta quindi leggere e sentire persone che invocano l'uomo forte o che auspicano una dittatura per risolvere i loro problemi.
Solo una profonda ignoranza può portare a questi pensieri. Non c'è alcuna dittatura che può risolvere i problemi. Non c'è nessun uomo forte che possa migliorare la nostra situazione.
La peggiore delle democrazie è infinitamente meglio della migliore delle dittature.
Ricordiamo che il fascismo abolì i partiti politici e cancellò l'opposizione perseguitando i militanti e i dirigenti, nel migliore dei casi con il manganello, nel peggiore con la morte.
Il fascismo cancellò la libertà di stampa. Le sedi dei giornali d'opposizione furono date alle fiamme.
Il fascismo eliminò il Parlamento, emanò leggi razziali, portò a morte centinaia di migliaia di persone.
L'orrore della dittatura fascista non si deve ripetere. Evitiamo quindi di svuotare il significato delle parole, di banalizzarle.
Perché il fascismo fu la negazione del diritto e della libertà. Fu i campi di concentramento.
Fu morte e distruzione.
Il 25 aprile quest'anno lo festeggeremo in casa. Ma lo festeggeremo sempre.
Il problema è che viviamo tempi drammatici. Le conseguenze dell'epidemia del Covid-19 causeranno serie conseguenze sul piano economico e sociale profilando uno scenario paragonabile solo all' immediato dopoguerra. A differenza di allora dove esisteva una classe dirigente di prim'ordine, sia nel periodo dell'unità nazionale e sia in seguito, oggi ci sono molti dubbi sulle capacità della nostra classe politica. Ma tutti dobbiamo crederci, dobbiamo impegnarci per uscire da questa situazione.
È nei periodi difficili che emergono i veri valori, positivi e negativi.
È bastato un virus per sconvolgerci la vita. Un virus che ha colpito tutti, bianchi e neri, poveri e ricchi, cattolici o mussulmani.
Ci ha dimostrato quanto siamo piccoli e fragili e quanto siano illusorie e farneticanti le politiche di chiusura, di costruzione dei muri, di separazione dei popoli.
“Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”. Lo scrisse Seneca, ma questa frase è stata utilizzata per inviarci indispensabili aiuti dalla lontana Cina.
Un virus che ha portato popoli poveri come l'Albania e Cuba ad offrirci aiuto ma che al contempo ha sollevato l'egoismo di altri Paesi che si pensavano amici.
Un virus che se ha messo a nudo la pochezza, l'arroganza e la cialtroneria di alcuni politici capaci solo di cavalcare le paure per guadagnare un effimero consenso, ha anche rivelato il coraggio, la forza, l’impegno di chi lavora, sacrifica la sua vita per aiutare chi è in difficoltà.
Usciremo da questa situazione. Siamo italiani, un popolo fantasioso capace di adattarsi e superare ogni situazione.
E ricorderemo di questi mesi: provando eterna gratitudine per chi ha lavorato bene ed estrema attenzione per quei sciacalli e cialtroni che in qualche modo tentano di inquinare la vita democratica.
La sconfitta del virus sarà una nuova Liberazione. Non è ancora finita ma ce la faremo anche questa volta.
Per finire non può mancare "Bella ciao", la canzone che in tutto il mondo è il simbolo della libertà. Bella ciao in 10 lingue:
Bella ciao in 10 lingueTutte le idee vanno rispettate. Il fascismo, no.
Non è un’idea. E’ la morte di tutte le idee.
(Sandro Pertini)
Il Sindaco di Chiaverano
Maurizio Fiorentini